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Un particolare del mio presepe |
giovedì 28 dicembre 2017
giovedì 21 dicembre 2017
Con la gioia nel cuore, Buon Natale
sabato 16 dicembre 2017
Bellezze d'Italia: Civita di Bagnoregio
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Civita di Bagnoregio |
Immergersi nel Medioevo è fantastico, tale è stato il mio incontro con questo borgo che richiama epoche passate dove il tempo si annulla.
Situato su una collina, in provincia di Viterbo, il Borgo di Civita è accessibile soltanto a piedi per mezzo di un lungo ponte in pietra e cemento, che lo unisce a Bagnoregio, il paese dove la maggior parte degli abitanti si è trasferita per motivi di sicurezza.
È soprannominata la “città che muore” perché i residenti sono pochissimi.
Il borgo risente della costante erosione della sua roccia vulcanica nella valle sottostante. È un luogo da visitare molto affascinante e merita una visita ora che se ne può ancora ammirare la bellezza.
domenica 3 dicembre 2017
Le bellezze d'Italia: Narni
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NARNI: Abbazia di San Cassiano |
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Narni sotterranea. Chiesa di Santa Maria della Rupe |
Narni sotterranea è un complesso di ipogei riscoperti a partire dal 1977, costituiti per la maggior parte da cisterne per l'acqua e da locali adibiti a differenti usi, sia dalla popolazione che dagli ordini monastici. Wikipedia
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La Rocca di Narni |
La Rocca Albornoziana di Narni è una roccaforte situata nell'omonima città, nell'Umbria meridionale. Fu costruita nel 1367 a fini difensivi per volere del cardinale Egidio Albornoz ed è posta a 332 m.s.l.m. Wikipedia
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Conoscere Narni, passeggiando per i suoi angoli più riposti |
giovedì 9 novembre 2017
Da San Remo a Cannes. San Remo e Montecarlo
giovedì 26 ottobre 2017
Quando l’arte è magia: Christian Schloe
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Christian Schloe è un artista austriaco che
combinando pittura, illustrazione e fotografia regala emozioni; in sequela
sono felice di condividerne alcune con
tutti voi, amici del mio blog.
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Quando la natura è sogno |
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Bellezza, addii e malinconia |
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Natura incantata e incontaminata |
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Dolcezza infinita |
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Sogno d'amore |
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Delizia e semplicità |
sabato 14 ottobre 2017
Il mio incontro con Plinio Nomellini
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Cappuccetto rosso |
L’intenso cromatismo dei colori, l’uso della luce e le lunghe e corpose pennellate rendono ogni elemento vivo e palpabile come il movimento delle onde, il fuoco vibrante, i riflessi della luna o la luce accecante del sole, il profumo dei fiori e la fragranza di una campagna o semplice, agreste, amica o sognante quasi a celare un mistero. Sono stati d’animo che si susseguono e che incrociano il nostro pensiero, in una convergenza fra arte e poesia.
Ogni quadro si legge e si
decodifica come la pagina di un libro.
La mostra riassume il
cambiamento che caratterizzò la società
tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento e di cui l’arte e la
letteratura furono testimoni. Essa ci dice che con i mutamenti sociali, cambia, in sintonia, il modo di vedere e di
rappresentare dell’intellettuale e dell’artista e avanza sempre più la
necessità di rappresentare la storia
dell’umanità così come è stato fin dai
tempi remoti, in un’ evoluzione continua
di gusti e di correnti.
Il fine dell’arte è quello di rappresentare e
di educare e di spingere lo spettatore
ad andare oltre il visibile per leggervi il non detto e confrontarsi.
Impossibile descrivere con parole il colore che inonda, la luce che si espande,
gli elementi che fermano il passo,
ma basta una visita per capire.
La mostra lascia nel visitatore queste
suggestioni, grazie alla scelta delle opere, molte delle quali appartenenti a
collezioni private e non facilmente visibili, alla perizia della curatrice e di
quanti hanno collaborato alla sua felice riuscita.
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Campagna toscana |
Visitando una mostra ci si
aspetta di riceverne un messaggio, in questo caso è stata per me la scoperta di
un artista che ha avuto la capacità di
raccontare la storia attraverso l’arte,
secondo il proprio pensiero e di coglierne le novità, attraverso il “colore”, uno dei mezzi più semplici, antichi
ed efficaci.
A fatica si lasciano le stanze,
dove il colore e la luce, in ossequio al gusto, creano bellezza e armonia.
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I mattonai |
È in corso una lezione ai bambini
di una classe elementare. Una bimba
stesa a terra mi trattiene…<<Le piace>>? Mi chiede contenta,
porgendomi un foglio. La guardo commossa. <<Sei bravissima>>, le
dico e aggiungo << i fiori che stai disegnando sono lo specchio della tua
bellezza. L’artista ne sarebbe contento. L’arte è la nostra più grande
ricchezza>>.
<<Chi era Plinio Nomellini?>>,
mi chiede. Un pittore nato a Livorno nel 1866 e morto a Firenze nel 1943, che
ha saputo riportare nelle sue opere l’Italia di un tempo e in particolare la Toscana.
Plinio Nomellini
Dal Divisionismo al Simbolismo
verso la libertà del colore
a cura di Nadia Marchioni
13 luglio - 5 novembre 2017
PALAZZO MEDICEO
SERAVEZZA (LU)
domenica 1 ottobre 2017
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Malinconia, Giovanna Canu |
Contro la violenza, l’ “educazione”
La violenza contro le donne, indice di grettezza mentale,
frutto di un pregiudizio endemico, mina le fondamenta della nostra società, che
ama definirsi in progress.
Le donne sono ancora
vittime di una cultura arcaica che le
espone a ogni sorta di violenza. Nata da una costola di Adamo, la donna è
considerata subalterna all’uomo. Ha forse un’anima? È forse uno dei pilastri
della società? Con tutti i mezzi è stata demolita la sua immagine, dimenticando
che fu il grembo di una giovane donna ad accogliere il Redentore.
Come definire la violenza contro le donne? Gelosia, vanità,
presunzione, intolleranza, timore, idea di possesso? La violenza è un regresso
sociale.
L’educazione un tempo si basava sulla netta distinzione tra
maschi e femmine e a scuola si insegnavano le attività domestiche separando
così ruoli e funzioni. Nel tempo questa forma di educazione è cambiata e la
donna è riuscita ad accedere allo studio, a ottenere il diritto di voto, a
raggiungere ruoli sociali importanti, ma il pregiudizio permane. Nel lavoro, è sempre la donna ad essere
licenziata per prima ed è sempre lei a percepire compensi più bassi. Se
guardiamo indietro, poco è cambiato nella sua considerazione. In passato, la
donna è stata definita: tentatrice, demonio, strega e quant’altro di negativo
si possa immaginare, senza tener conto del matriarcato. La donna, nelle società
antiche, è stata considerata sottomessa all’uomo ed è prevalsa l’immagine della
donna-Penelope, simbolo di fedeltà, di onestà, di moglie, di madre e di angelo
del focolare, termine che appagava il gusto maschile di segregazione, di
controllo e di comodo. La donna ha lottato con coraggio anche a costo della
vita, pur di liberarsi di questo clichè, ma è stata sempre e in varie
forme esclusa. La donna sposata passava dal dominio paterno all’arbitrio del
marito ed era esposta senza difesa a ogni sorta di violenza. Erano sempre gli
altri a decidere della sua sorte e in caso di trasgressione era punita con la
morte. Dante ce ne offre alcuni esempi e altri se ne traggono dall’antichità
come Hipazia d’Alessandria, filosofa e
scienziata del IV-V secolo d. C., fatta a pezzi da uomini fanatici, forse
monaci detti “paraboloni”, offesi e umiliati dalla sua cultura e dal potere che
esercitava sulle folle, sperando di riscattare nell’orrore il proprio onore o
in tempi recenti il caso della
giovanissima Malala Yousufzai, l’attivista pakistana gravemente ferita alla
testa e al collo dai Talebani per il suo impegno a promuovere
l’istruzione femminile nel proprio
Paese.
Questa condizione ci induce a riflettere sul concetto di
società evoluta per cui una società non può definirsi tale se non tratta tutti
i suoi membri in modo paritario e se rende le donne ancora vittime.
Le peggiori violenze sono quelle che si consumano tra le
mura domestiche. Molte sono le iniziative messe in atto a favore delle donne. Le
leggi e i centri di assistenza aiutano e invogliano le donne a denunciare gli
aggressori, a superare la paura della ritorsione ma la diffidenza permane; è
ancora limitato il numero delle donne che denunciano.
L’uso della violenza in tutte le sfere sociali è un sistema
di difesa, di potere e di controllo. La violenza sia fisica che psicologica e
verbale tende a intimorire, a sottomettere, ad annientare, a indebolire la
mente e la volontà della donna fino a toglierle la possibilità di avere
opinioni, emozioni o reazioni.
Non è facile mutare
il volto della società ma il problema, segno di un degrado che si acuisce,
chiama in causa tutta la comunità. Il numero di donne violentate e uccise è in aumento e se si
pensa a quelle che vivono in silenzio il proprio dramma, ci si rende conto della
gravità del problema che pertanto sollecita
un impegno comune.
La donna ha bisogno di recuperare, all’interno della società, la
stima verso sé stessa e l’orgoglio di essere donna ma in questa battaglia,
non deve essere lasciata sola.
Si richiede un impegno
politico vigile e forte che applichi le leggi
in tempi celeri in tutte le circostanze. Ma la violenza è essenzialmente
un fatto culturale per cui contro la violenza molto possono la famiglia e
l’educazione. È in famiglia che si consumano le peggiori violenze di cui i
figli sono testimoni. I bambini seguono i modelli con i quali convivono e ne
ripetono i gesti: i maschi con la violenza iterata, le femmine subendola. La
violenza genera violenza ed è questo l’aspetto più raccapricciante del
problema. Sono sempre gli adulti a ledere i canoni dell’educazione offrendo di
sè un’immagine negativa. Il problema riguarda tutti i ceti sociali, a
dimostrazione di quanto la violenza sia insita nel vivere quotidiano. Lo
strumento più efficace contro ogni forma di violenza è l’ “educazione” affinché
il “rispetto” e la “dignità” verso
sé stessi e verso gli altri,
diventino cardini del vivere civile.
L’informazione è la base dell’educazione, il mezzo più
idoneo per conoscere e abbattere il pregiudizio. Solo l’istruzione, con qualsiasi mezzo si impartisca, può aprire le menti alla riflessione e
abbattere l’oscurità che ci sovrasta. È tra i banchi che si diffonde il sapere, si educa, ci si educa e si
legittimano principi e regole. I soldi investiti in cultura sono i più
fruttuosi perché solo una corretta formazione può porre le basi di una società civile.
A scuola bisogna affrontare il problema della violenza
in generale, comunque si manifesti, ma essenzialmente quella contro le donne
che è un oltraggio all’umanità, un crimine che ci riporta allo stato ferino. È
con gli studenti che bisogna parlare di
questo male sociale fin da piccoli attraverso il dialogo, la comunicazione,
l’ascolto, la creatività, il gioco ma essenzialmente attraverso la conoscenza
di donne che hanno segnato pagine importanti della nostra storia. Non è facile
scardinare i pregiudizi ma si può attraverso un insegnamento che in tutte le
discipline curriculari e non, associ alle figure maschili quelle femminili. Manca
nella scuola una cultura al femminile, un’adeguata conoscenza della donna e del
suo intercalarsi nella storia. Sono pochissimi, nei percorsi didattici, i nomi
di donne che hanno operato nei vari campi dello scibile e che sono morte per
una causa, un’ideologia o per il proprio pensiero. Solo il processo di
formazione, coadiuvato dai mezzi di comunicazione e dalle immagini che ci
funestano, può garantire una cultura che rifiuti la violenza come barbarie sociale.
La società deve, per dovere e responsabilità, riflettere
sullo stato presente e capire che solo
se riprende il controllo delle proprie azioni in ogni ambito e solo se offre in
ogni campo della vita associativa esempi di integrità e di rettitudine, potrà
sperare in un mondo diverso, dove il “rispetto” e la “dignità”
verso sé stessi e gli altri diventino gli
strumenti più efficaci contro ogni forma di violenza per una società in
grado di recuperare i suoi valori.
giovedì 28 settembre 2017
lunedì 18 settembre 2017
Da San Remo a Cannes: Bordighera
giovedì 7 settembre 2017
Da San Remo a Cannes: Eze
mercoledì 6 settembre 2017
Da San Remo a Cannes: Museo Jean Cocteau di Mentone
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Il museo, ospitato in un edificio progettato da Rudy Ricciotti, è dedicato all’artista, regista ed intellettuale francese Jean Cocteau |
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Jean Cocteau (1889-1963) è da considerare una delle figure più influenti nel panorama culturale europeo del Novecento. |
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La maggior parte delle opere fanno parte della donazione di Séverin Wunderman. |
Il Museo disposto su due piani e su due sedi è da visitare sia per l'impatto che si riceve dall'insieme delle opere di Costeau, sia perchè ospita mostre di artisti di grande rilievo.
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Il Museo, aperto nel 2011 è tra le maggiori attrazioni della Costa Azzurra. |
martedì 5 settembre 2017
giovedì 31 agosto 2017
Da San Remo a Cannes. Nizza, museo Chagall
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Chagall amava definire la Bibbia:"La più grande fonte di poesia di tutti
tempi", ma il museo ospita molte opere ispirate anche a temi profani.
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Figure bizzarre ma capaci di profonde astrazioni. |
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Il magnifico mosaico che si riflette sulla
vasca esterna, bellissima commistione tra pittura e architettura, chiude il percorso tra sogno e realtà
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mercoledì 30 agosto 2017
Da San Remo a Cannes. Nel cuore di Nizza
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Il clima che si respira in questo antico caffè è toccante. Tutto l'arredo ben conservato richiama altri tempi, un'epoca che viene rievocata in ogni particolare e provoca emozioni. |
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Basta cercarlo nel cuore di questo angolo della città per assaporarne la bellezza e godere il gusto della conservazione insieme a un ottimo caffè. |
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