Entrare nel cimitero di Père-Lachaise è come entrare nel cuore di Parigi tra letterati, musicisti, artisti e uomini di ingegno.
Nato su progetto dell’architetto neoclassico Alexandre Théodore Brongniart e aperto il 21 maggio 1804, il cimitero prende il nome dal proprietario del terreno: François d’Aix de la Chaise. Girare tre le tombe è come ritrovare vecchi amici. Si incontrano nomi illustri che hanno segnato momenti della nostra vita: Abelardo ed Eloisa, Molière, Jacques-Louis David, Ingres, Corot, Seurat, Gustave Doré, Modigliani, Oscar Wilde, Piero Gobetti, Honoré de Balzac, Paul Éluard, Edith Piaf, Maria Callas, Gilbert Becaud, i morti di Mauthausen, Jim Morrison (triste la sua tomba per l’incuria), Chopin, Rossini, Jean-François Champollion, Apollinaire e Proust. Ma sono tanti ancora i nomi da citare e diventa d’obbligo l’invito a visitare il cimitero per non negarsi forti emozioni.
Il cimitero è un momumento all’arte in tutte le sue espressioni.
Passeggio per ore tra lunghi viali, tra tombe piene di fiori e quelle che sembrano dimenticate. A ogni passo aumenta la schiera dei personaggi, guide all’arte, alla musica, alla scrittura, alla poesia e rammento i versi di Foscolo consapevole che la tomba è nel ricordo -un rapporto d’amorosi sensi- che ci aiuta a continuare il dialogo con coloro che ci sono stati maestri e con i nostri cari. Il caldo non smorza in me la volontà di cercare, di leggere, di scoprire. Il cimitero di Père-Lachaise è un luogo che parla al cuore, dove il passato mi avvolge e mi riveste di bellezza e solo l’orologio mi convince a uscire ma lo sguardo si attarda ancora sulla semplice tomba di Paul Éluard.
Anna Lanzetta
Foto di Ale
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